Il recupero architettonico di strutture storiche, la Calabria, il Sud, il legno e i pavimenti in legno come elementi essenziali in una rilettura calda, corretta e contemporanea degli ambienti e dei modelli del passato.
Di tutto questo, e anche di un poco d’altro, chiacchieriamo con l’architetto Gerolamo “Jerry” Pungitore, a partire da una sua recente realizzazione, la splendida Tenuta Klopè a Francavilla Angitola, vicino Vibo Valentia, per la quale sono stati scelti diversi pavimenti in legno Berti.
Cominciamo con il progetto. Cos’è e come nasce Tenuta Klopè?
Tenuta Klopè è un meraviglioso luogo in cui ambientare cerimonie, nozze, eventi nella cornice del Golfo di Sant’Eufemia, tra aranceti e uliveti. Si tratta di una dimora nobiliare del XVII secolo, recuperata mantenendo la struttura originaria, senza modificarne la distribuzione.
Deve il nome all’antica popolazione autoctona che, costretta a difendersi dalle incursioni saracene, trovava rifugio sugli altipiani di fronte al mare. Un luogo di riparo e di tranquillità, addolcito dai colori e dagli effluvi della vegetazione, tipica della macchia mediterranea.
In questo luogo, che domina il mare da una posizione strategica con un’ampia visuale su acque e terre circostanti, ha preso vita il progetto per una struttura polifunzionale di tipo ricettivo.
Terra, mare, macchia mediterranea, tradizione da rispettare e valorizzare rispondendo a richieste e standard dell’ospitalità contemporanea di lusso. Come siete riusciti a conciliare natura ed esigenze operative, passato e modernità?
Abbiamo lasciato che a predominare sia il luogo, con la sua forza e la sua bellezza a volte violenta. Tinte, impressioni, vedute entrano letteralmente negli interni, divenendone parte integrante, modulandosi e mescolandosi agli ambienti quasi fortificati, nei quali la prepotenza della luce irrompe e crea scenari sempre diversi.
Il progetto si snoda attraverso due momenti costruttivi. Il primo ha riguardato il recupero del vecchio casolare esistente, il secondo ha dato vita ad uno spazio polivalente del tipo Wedding & Events Place.
Ed è qui che entra in gioco il legno, con la scelta di utilizzare diversi pavimenti Berti?
Sì. In appoggio al fabbricato antico, quasi protetta dalla sua mole, è sorta la struttura destinata al servizio. Un edificio semplice e lineare, ma impreziosito da elementi compositivi che richiamano l’architettura rurale del luogo. Grande utilizzo, quindi, di materiali naturali: legno, ferro e argilla come componenti primari della costruzione e omaggi alla vita e alla tecnica costruttiva di una volta, nelle campagne. L’acqua, a sua volta componente essenziale del progetto, proviene da una sorgente naturale. Incanalata e trasformata in uno specchio virtuale, dona al complesso il suo peculiare carattere onirico.
Per quale motivo sono state selezionate per Tenuta Klopè le pavimentazioni in legno Berti?
Personalmente ritengo oggi le pavimentazioni in legno quanto più di naturale abbiamo a disposizione che si integri perfettamente con l’architettura moderna. In un linguaggio architettonico in cui less is more, concetto complesso e pieno di sfumature, diviene spesso, tristemente, “nulla è meglio”, il legno contribuisce sovente a sanare situazioni progettuali precarie e povere di contenuti. All’interno di uno spazio ben congegnato, a maggior ragione, diventa tavolozza per poter esprimere al meglio superfici, forme e volumi, senza alterare l’essenza degli ambienti.
Nella scelta dei materiali per la ristrutturazione della Tenuta, quindi, il legno si è rivelato protagonista in tutte le sue declinazioni, da elemento portante a decorativo e costruttivo. La scelta di un pavimento Berti matura attraverso una lunga selezione di campionature, di finiture e di varianti cromatiche. Il parquet doveva trasmettere un messaggio univoco, inconfondibile quello che oggi si è portati a definire “l’anima del passato”, ma senza risultare posticcio o artificioso.
Legno e pavimenti in legno, quindi, elementi fondamentali nella sintassi del corretto e appropriato recupero architettonico. All’architetto Pungitore, impegnato da anni anche nella difesa e nello sviulppo della Costa Ionica, chiediamo infine: qual è la sua visione sullo stato dell’arte di questa pratica in Calabria, in Italia, nel mondo?
Sant’Agostino scriveva: “Posso affermare con sicurezza di sapere che se nulla passasse non esisterebbe un passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro, se nulla esistesse non vi sarebbe un presente”. La Calabria, come il Sud e, in generale, tutto il Mondo, ha grandi opportunità dal punto di vista del recupero architettonico. Attingere al passato è fondamentale, quasi obbligatorio, ma non soltanto ai fini di un impiego funzionale e sostenibile degli spazi, quanto anche, soprattutto, come lessico efficace per una buona arte edificatoria.
Idee come versatilità, flessibilità, integrazione si adattano perfettamente alla concezione di recupero urbano sostenibile: riappropriazione e riuso non solo dell’antico ma anche degli spazi degradati e dismessi.
Il recupero e la valorizzazione dell’esistente si situano oggi ai primi posti tra gli obbiettivi dei governi. Dall’America Latina, fino al Sud-Est Asiatico si moltiplicano, per fortuna, i casi di pianificazione rivolta al riuso e recupero del tessuto cittadino e delle campagne.
In questa cornice il legno non potrà che recitare, sempre più, una parte da primo attore.
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